Le mani

maniLe mie mani si accarezzano come fratello e sorella, sorelle, per loro natura solo femmine, si baciano in punta di unghie, si amano, non c’è dubbio. Si controllano con la coda dell’occhio. Una teme buchewald, l’altra auschwitz, non si lasceranno mai, si dicono, per sempre sposi, per questo usano così maldestramente la motosega afferrando unite e tremaniti solo una delle due maniglie.

E, pistolare

C Paveseeinaudi  a C. pavesema da dove le hai recuperate queste due lettere, bella? bello se scherzavano davvero. io cesare pavese l’ho conosciuto e un paio di volte ci siamo presi un caffè in un bar di torino che si chiamava roma o vecchia roma adesso non ricordo, un tipo allegro che rideva a ogni mia battuta, che non era mai una battuta ma una semplice emissione di voce, mi sembrava scemo, aveva una gran voglia di mangiare, anche sigari diceva ma, alla matriciana. giulio einaudi invece no, so che passava quasi tutto il suo tempo a rebibbia, sperando di farsi ricevere da un certo gramsci, poi quando ha saputo che a rebibbia non c’era nessun gramsci e che, caso mai, doveva andarlo a cercare alla clinica quisisana, pare che a quel punto giulio sia uscito fuori di testa e non credendo più a nessuno si è dato per scomparso. per quanto riguarda i nostri amici di due punti, i libri si fanno, non si vendono. è il priapismo prima della morte definitiva del libro. in quanto a le clezio lo conoscevano cani e porci trent’anni prima che vincesse il nobel o che loro lo pubblicassero, benultimi (non scrivere benhur). cani 3, porci 4.