Riceviamo e pubblichiamo da Alda Pane

Alda Pane corvialeNON PORTE MA VARCHI. IMPERCETTIBILI E SILENZIOSI.

IL SILENZIO IMPEDISCE.

A ritroso. Precipitosamente. Contro è una parola costringe a ritirarsi. Dall’ultima porta a dove sono ora, dove sono sempre stata del resto. Un varco. Non proprio una porta. Un vuoto più circoscritto. Il punto esatto.

Qui gli uomini di cui parliamo li ritrovo. Il silenzio che la loro regola impone posso non temerlo. La sua stessa grandezza mi smisura.

Non posso alterare l’invisibile. Non l’universo, le possibili conseguenze.

L’età, l’altezza, la durata.

L’occhio è indifferente alla minuteria del visibile.

Ciò che incornicia non è ciò che ci contrattiene.

Se una scarpa non ha più terre da attraversare poco importa il suo aspetto o chi l’ha calzata. La forma stillerà i suoi bisogni, i suoi piedi si adatteranno. Ha falsificato i percorsi, falsificherà anche i nuovi. La forma futura in fondo è solo un espediente.

Tutto questo è già accaduto.

Ma.

Questo è solo il piccolo. L’infinitamente piccolo che alza la testa e la voce tentando di darsi quello che non ha, una grandezza.

Poco importano i numeri che l’infinita piccolezza vanta.

Sono tanti.

Una totalità, il mondo.

Ma.

Sono rumori, gli uni sugli altri, indistinguibili, talmente coincidenti da occupare parecchio meno di un dente.

La necessità di clonare numeri nasce da questa insufficienza.

Rosicchiare il resto non nutre, la ripetizione non colma l’insufficiente.

La carità camuffa le due falle ma le falle restano, così il bisogno e il desiderio.

La fatica sta in ciò che dici.

La ricompensa sta nel sostenere il vuoto.

Sostenere ha diversi significati. Un vuoto li esige tutti.

Assecondare la natura di un involucro.

Ripararsi dal dolore e dal piacere.

Un vuoto non confonde, non camuffa, non inganna.

* Alda Pane (1965-2009) inedito

** foto roma-corviale-poetitaly 2014

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