SIAMESAMENTE LONTANI

Il Corvo 2

Daltrokanto erano koetanei. Sovrapponendo gli ovali delle loro facce avrete un unico identikit, un eteronomo. Lui Gerardo, l’altro Edgardo. Uno pazzo per Aurélia, l’altro per Leonore. In comunione metaletteraria sul direttissimo Parigi-Boston e le stazioni notturne del sogno. La melopea (con fatica nelle traduzioni) nullifica la distinzione tra prosa e poesia. Eppure, o per questo, non è generazionale l’empatia.

Come descrivere la prostrazione in cui mi gettarono quei pensieri? – Ora comprendo – mi dissi – ho anteposto la creatura al creatore; ho deificato il mio amore e ho adorato, come nei riti pagani, colei che aveva consacrato a Dio il suo ultimo respiro. Ma se questa religione dice il vero, Dio può anche perdonarmi. Può rendermela, se mi umilio davanti a lui; forse il suo spirito ritornerà in me! – Erravo a caso per le strade, in preda a questo pensiero. Un funerale incrociò il mio cammino; si dirigeva proprio alla volta del cimitero dove lei era stata sepolta; mi venne in mente di andare laggiù, unendomi al corteo. – Ignoro – mi dicevo – chi sia questo morto che portano alla fossa; ma ora so che i morti ci vedono e ci sentono; – forse costui sarà contento di vedersi accompagnato da un fratello di dolore, più triste di tutti coloro che lo accompagnano – . Questo pensiero mi fece versare qualche lacrima, e dovettero prendermi per uno dei più cari amici del morto…

– laggiù mi aspettano! – pensavo. Suonò una certa ora. Mi dissi – E’ troppo tardi! – Voci mi risposero: – E’ perduta! -.” (Gerard de Nerval, Aurélia, traduzione di Giancarlo Pontiggia)

Tristo profeta – aggiunsi – profeta, uccello o demone / Per il ciel che ci guarda, per quel dio che adoriamo, / dimmi, l’anima affranta riabbraccerà nell’Ade / una santa fanciulla chiamata in ciel Leonora, / una dolce fanciulla chiamata in ciel Leonora? /

Disse il corvo: – Mai più -.” (Edgar Allan Poe, Il corvo, traduzione di Franco De Poli)